I migliori film del 2020 | The Culture
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I migliori film del 2020

Le sale cinematografiche sono chiuse e per questo Natale non le affolleremo. Il cinema è però entrato nelle nostre case in questo 2020 ancora più degli altri anni. Piattaforme streaming, on demand, cinema per la televisione, tantissimi sono i titoli che ci hanno fatto compagnia anche in momenti di grande sconforto, e alcuni sono riusciti ad avere una uscita cinematografica anche se per pochi mesi. Questa la nostra top ten del 2020, tra film italiani e internazionali:

TENET
Tenet è un thriller di spionaggio che ruota attorno al Protagonista (interpretato da John David Washington, figlio d’arte di Denzel e già ottimo interprete in BlacKkKlansman, di Spike Lee). Viene arruolato da un’organizzazione segreta, che si fa chiamare appunto “Tenet”, per affrontare una missione impossibile: salvare il mondo dalla distruzione. Il malvagio piano è stato studiato dall’oligarca russo Andrei Sator, che ha deciso di farla finita con l’umanità intera. Una sorta di punizione per aver rovinato per sempre il pianeta su cui sta vivendo. Sta per riuscirci grazie a un’arma – o meglio un algoritmo messo a punto nel futuro – scomposta e nascosta in diversi punti della Terra dal suo stesso inventore, consapevole della sua pericolosità. L’assemblaggio è quasi completo, per far funzionare l’arma manca solo un componente. Il Protagonista cercherà di sottrarglielo, con l’aiuto dell’enigmatico Neil (un sorprendete Robert Pattinson – ben lontano dalle performance in Twilight). E nel frattempo, proverà a salvare anche Kat (Elizabeth Debrick), la moglie sottomessa di Sator.

SOUL
Soul, il film diretto da Pete Docter, è il nuovo film d’animazione targato Disney Pixar. Il film cerca di rispondere ad alcuni dei più importanti quesiti sulla vita di ogni essere umano: “Chi siamo e perché siamo sulla Terra? Da dove nascono i nostri desideri e i nostri interessi?”. Soul segue la storia di Joe Gardner (voce originale Jamie Foxx), insegnante di musica in una scuola media, che desidera suonare nel famoso jazz club di New York The Blue Note. Joe perderà la vita mettendo involontariamente il piede sbagliato in una grata fognaria aperta, ma la morte non rappresenterà la fine del suo viaggio. Quando l’anima di Joe lascerà il suo corpo, inizierà un nuovo sorprendente viaggio, che porterà la sua anima in un regno cosmico, il Seminario “You”, dove vengono create e perfezionate le anime. Nel Seminario “You”, le anime vengono infatti istruite e solo dopo essersi diplomate hanno la possibilità di entrare nel corpo delle persone. Sarà proprio qui che l’anima di Joe si perderà e grazie all’aiuto di tutte le altre anime, viaggerà nel cosmo per ritrovare la strada verso la Terra.

L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE
Primavera 1968. Nell’anno della contestazione studentesca, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa (Elio Germano) con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire un’isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, e la proclama stato indipendente. Un’isola d’acciaio in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole! In questa impresa impossibile Giorgio avrà al suo fianco un eterogeneo gruppo di complici: il suo migliore amico, un giovane imprenditore più propenso ai bagordi che all’azienda di papà, un misterioso naufrago in cerca di approdo, un animatore delle notti romagnole in cerca di una nuova vita e una ventenne romantica in cerca di lavoro. E poi Gabriella (Matilda de Angelis), la donna appassionata che Giorgio trascina nella sua ambiziosa avventura e nella sua vita. L’Isola delle Rose attira ben presto l’interesse della stampa e soprattutto di frotte di ragazzi da mezzo mondo, trasformandosi in mito, in caso internazionale e in un quasi insormontabile problema politico per il Governo italiano che non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato in acque così vicine. Perché un’utopia che diventa realtà non può che avere conseguenze imprevedibili, al di là di ogni immaginazione.

UNCLE FRANK
Uncle Frank è il film scritto e diretto da Alan Ball, che vede protagonista il professore universitario omosessuale Frank Bledsoe (Paul Bettany), il quale è costretto ad imbarcarsi in un viaggio on the road da New York alla Carolina del Sud insieme alla nipote Beth (Sophia Lillis) e al compagno Walid (Peter Macdissi) alla notizia della morte del padre. Il film si apre a Manhattan, è il 1973. Frank Bledsoe insegna in un College di New York City, dove vive serenamente insieme al fidanzato Walid Nadeem, “Wally”, con cui convive da dieci anni. Quando però la nipote diciottenne Beth, a cui è molto legato, si trasferisce a Manhattan per frequentare l’Università, gli equilibri di Frank iniziano a venire meno. La ragazza infatti, ignara insieme a tutta la sua famiglia dell’omosessualità dello zio, si presenta inaspettatamente una sera a casa sua durante una festicciola organizzata da Frank, scoprendo così della relazione dell’uomo con Wally. Lo zio fa promettere a Beth di mantenere il segreto, conscio che la loro famiglia dai valori tradizionalisti ben radicati non lo accetterebbe mai. Una notizia costringe però i due a dover fare improvvisamente ritorno a casa: il padre di Frank, nonché nonno di Beth, Daddy Mac (Stephen Root), è venuto a mancare a causa di un infarto fulminante. Zio e nipote dovranno così affrontare un lunga traversata in auto da New York allo stato della Carolina, viaggio a cui Wally vorrebbe tanto partecipare per conoscere la famiglia di Frank; quest’ultimo però glielo impedisce. Il compagno dell’uomo decide allora di seguirli di nascosto e quando Frank lo scoprirà, sarà troppo tardi per farlo tornare indietro…

FAVOLACCE
Una favola nera che racconta senza filtri le dinamiche che legano i rapporti umani all’interno di una comunità di famiglie, in un mondo apparentemente normale dove la rabbia e la disperazione sono pronte ad esplodere. Opera seconda di Fabio e Damiano D’Innocenzo che ha già conquistato diverse nomination e riconoscimenti e sicuramente andrà in candidatura per i prossimi David di Donatello. Un film che consacra il grande e giovane talento dei due fratelli, riconosciuto anche alla Berlinale 2020 con l’Orso d’argento alla Migliore sceneggiatura. Fanno parte del cast di Favolacce, Elio Germano e Barbara Chichiarelli.

JOJO RABBIT
Jojo Rabbit, film diretto da Taika Waititi, è la storia di un dolce e timido bambino tedesco di dieci anni, Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), soprannominato “Rabbit”, appartenente alla Gioventù hitleriana durante i violenti anni della Seconda guerra mondiale. Siamo nella Germania del 1944, il padre di Jojo è al fronte in Italia, mentre sua madre, Rose (Scarlett Johansson), si prende cura di lui, dopo la morte della sorella. Il bambino trascorre le sue giornate in compagnia di Yorki, il suo unico vero amico, e frequentando un campo per giovani nazisti, gestito dal capitano Klenzendorf (Sam Rockwell). Sebbene sia considerato strambo dai suoi coetanei, il ragazzo si sente un nazista avvantaggiato perché ha un amico immaginario molto particolare: una versione grottesca e caricaturale di Adolf Hitler (interpretato dallo stesso regista del film Taika Waititi). Jojo odia gli ebrei, nonostante non ne abbia mai visto uno, è fermamente convinto che sia giusto ucciderli. La sua visione nazista del mondo cambia completamente quando scopre che sua madre nasconde in soffitta una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie). Da questo momento in poi Jojo dovrà fare i conti con i dubbi sorti riguardo il nazionalismo e in questo dissidio interiore verrà aiutato soltanto dal suo amico immaginario Adolf.

I PREDATORI
È mattina presto, il mare di Ostia è calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio. È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa giungla, Roma. Un banale incidente farà collidere quei due poli. E la follia di un ragazzo di 25 anni scoprirà le carte per rivelare che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo tutti predatori. Ha detto il regista: “Questo è un film corale, ma i personaggi non lo sanno. Ognuno di loro è solo, perso in quel tratto di vita in cui nessuno sembra capirti e vorresti che tutto andasse dall’altra parte. Invertire il corso per vivere la propria speranza: è questa la loro battaglia. D’altronde, essere felici è un mestiere difficile. A volte, un mestiere da “predatori”. In Federico ho catalizzato un sentimento di alienazione, un carico di frustrazione enorme, che nasce dalla differenza che c’è tra quello che sei e quello che gli altri pensano tu sia. Un carico inquietante che può portare a gesti estremi. A me, fortunatamente, ha fatto scrivere un film. Questo”.

JUDY
Judy, fim diretto da Rupert Goold, è ispirato alla poliedrica figura di Judy Garland (Renée Zellweger), attrice, cantante e ballerina statunitense, nota al grande pubblico soprattutto per l’interpretazione di Dorothy ne Il mago di Oz. Una carriera brillante iniziata in giovane età, la sua, e proseguita con grandi successi – come Incontriamoci a St. Louis ed È nata una stella – che hanno accompagnato una vita ricca di tormenti, di amori finiti male e di drammi. Siamo nel 1968 e Judy Garland, ormai esausta, è in un momento della sua carriera molto delicato: piena di debiti, senza casa e con una voce indebolita dagli anni. L’unica cosa che la spinge ancora a sorridere sono i suoi figli, Lorna (Bella Ramsey) e Joey (Lewin Lloyd), nonostante la cantante e suo marito siano in lotta per la loro custodia. Judy li vuole accanto a sé sempre, anche durante i viaggi di lavoro, perché loro sono la sua forza. Le cose sembrano prendere una direzione giusta almeno dal punto di vista sentimentale, quando a una festa hollywoodiana la star incontra l’uomo d’affari Mickey Deans (Finn Wittrock), con il quale c’è feeling sin da subito.

NOTTURNO
Girato nel corso di tre anni in Medio Oriente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, Notturno racconta la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino all’apocalisse omicida dell’ISIS. Storie diverse, alle quali la narrazione conferisce un’unità che va al di là delle divisioni geografiche. Tutt’intorno, e dentro le coscienze, segni di violenza e distruzione: ma in primo piano è l’umanità che si ridesta ogni giorno da un Notturno che pare infinito. Notturno è un film di luce dai materiali oscuri della storia. Ha raccontato il regista: “Durante tre anni di viaggio in Medio Oriente, – racconta Rosi – ho incontrato le persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano dalla linea del fronte, ma sono andato laddove le persone tentano di ricucire le loro esistenze. Nei luoghi in cui ho filmato giunge l’eco della guerra, se ne sente la presenza opprimente, quel peso tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro. Ho cercato di raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno”.

VOLEVO NASCONDERMI
Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene richiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia. L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

 

I migliori film del 2020.

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